Mototurismo che passione

La Route du Mimosa, il primo giro oltre confine del 2022

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view post Posted on 8/3/2022, 19:57
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Dunque, per coloro che non mi conoscono, dovete sapere che sono un grafomane anche se un po' altalenante. Nella mia vita precedente avevo un blog e un sito, ora sto pensando di crearne un altro per "mantenere continuità con distacco" e lì pubblicherò i miei report di viaggio in modo organico ma, come facevamo io e altri nel forum che abbiamo lasciato, li posterò anche qui per contribuire al creare una "enciclopedia" di racconti di viaggio che non siano solo descrizioni di itinerari ma racconti da sera davanti al camino come ha scritto il buon Dagasse nella sua presentazione... quindi eccovi di seguito il mio primo racconto su "Mototurismo che passione"
 
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view post Posted on 8/3/2022, 20:06
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Venerdì 4 marzo: “quasi quasi torno indietro”

Non avrei dovuto lavare la moto, porta sfortuna.

Con tutti i weekend dal clima primaverile che ci sono stati, gli eventi mi hanno portato a selezionare questo per intraprendere questo viaggio che sognavo da anni, da svolgere rigorosamente in queste settimane perché la Natura fa a modo suo. Il meteo dava “rari acquazzoni” sia per venerdì che per sabato e pensando a quanto terroristiche possano essere le previsioni del tempo, a quanti fine settimana mi hanno fatto bruciare nel passato mi sono detto “parto lo stesso”.



A Sanremo inizia a piovere: la cosa era già annunciata da Genova, era solo questione di tempo (e di moto lavata), ma fosse solo questo… ma andiamo con ordine.
Sono partito da Milano alle 13 e ho davanti a me quasi 500 km, destinazione il paese di Bormes-les-Mimosas, una trentina di km dopo la celebre Saint-Tropez.
Bormes (lo dice il nome) è il punto di partenza della Route du Mimosa, un itinerario di 130 km che si snoda lungo il mare e un po’ nell’interno dove la mimosa cresce spontanea, oltre che essere coltivata. Non è famoso come la Route de Lavande ma merita (o no?) di essere percorso.

I primi intoppi li trovo sulla A26: dopo Ovada c’è il primo di diversi cantieri per la manutenzione dell’autostrada ma purtroppo, essendo questa tutta viadotti e gallerie, non ha corsie di emergenza dove svicolare. Mi maledico per non essere uscito a Ovada, percorro in 40 minuti i pochi chilometri per Masone dove esco e mi precipito giù per il Turchino, la coda proseguendo fino all’innesto con la A10: riprenderò l’autostrada a Voltri ma da lì in avanti troverò altri cantieri e poi, in ritardo di oltre un’ora e mezza sulla tabella di marcia, a Sanremo troverò la pioggia…

“Quasi quasi torno indietro”: sì, il morale è bassino e non so se canticchiare “Il mare d’inverno” mi allieti o mi deprima… però qualcuna mi sta chiamando: poppe al vento, Marianne brandisce bandiera e fucile urlando “Libertè, Egalitè, Fraternitè (anche se non c’è il bidè)” e appena supero il casello di Ventimiglia i pensieri di rientrare svaniscono, da lì è tutta discesa, sia perché ho superato ampiamente la metà del viaggio, sia perché inizia la lunga discesona verso Nizza (città che mi sembra sia cresciuta in dimensioni verso l’interno) e iniziano anche i “mille” caselli dove versare le monetine, a riuscire a tirarle fuori dalla tasca: per fortuna i camionisti francesi sono pazientissimi: la prossima volta infilerò la tessera bancomat nella tasca della manica sinistra, c’è il pagamento contactless.

Ad Antibes smette di piovere. Non era neanche pioggia “vera”, non ho indossato la cerata perché il completo tecnico bastava e avanzava, però adesso inizia a scendere il crepuscolo e finchè sono in autostrada va tutto bene, ma quando esco a Cuers, alle spalle dei monti Mauri, il buio si fa pesto: la costa sarà illuminatissima ma l’interno è nero come la pece. Alle 20 arrivo a Le Lavandou, parcheggio all’hotel La Californie (preventivamente avvisato del ritardo, mi faranno trovare la scheda magnetica alla reception che chiude alle 19) e mi sistemo in camera. Sulle scale ho incontrato Grace Kelly, la cabina telefonica è occupata da Jessica Rabbit e nella camera 11 mi attende Il Biondo (Clint Eastwood)… tutti dipinti sulle pareti.



Paese deserto e silenzioso, a dispetto dell’opuscolo scaricabile dal sito ufficiale della Route che magnifica eventi in tutti i paesi dell’itinerario… perlomeno sul lungomare qualche ristorante è aperto: cena, due passi e nanna… no, così è troppo veloce: per cena una Parillade innaffiata da un bianco Cotes-du-Rhone, poi due passi e nanna.
 
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view post Posted on 8/3/2022, 20:17
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Sabato 5 marzo: “il cane di Napoleone”

Sono molto “orgoglione” di questa metafora, coniata da me in occasione di passati viaggi in Francia: se c’è un albero dove il cane di Napoleone ha imperialmente fatto pipì, i nostri cugini cisalpini mettono: pannello esplicativo, area picnic, parco giochi per i bambini, wc chimici e parcheggio ombreggiato. No, va be’, questa è un’altra figura retorica, è una iperbole, però non siamo lontani: nel bene e nel male loro valorizzano quel poco che hanno e in questo modo hanno un industria del turismo tale che, se noi fossimo bravi a fare lo stesso, saremmo i padroni di mezza Galassia. Qualche volta esagerano, e la Route du Mimosa forse è una esagerazione.

Dopo un’ottima colazione parto e torno sui miei passi di pochi chilometri; nota di colore, nel momento in cui premo il pulsante di accensione un raggio di sole fa capolino, ma è una illusione, per il resto della giornata passerò da un “raro acquazzone” (per fortuna poco più di uno scroscio) a un altro. Ufficialmente la Route du Mimosa parte da Bormes-les-Mimosas, villaggio risalente al XII secolo, residenza estiva ufficiale dei Presidenti della Repubblica dal 1968, enfatizzato (come tutti gli altri della Route) dall’opuscolo ma che alle dieci del mattino di un sabato di marzo non desta la minima emozione: considerando che ho davanti a me 130 km di strade dipartimentali e che sono capace di fermarmi a ogni albero da cane di Napoleone a scattare foto, se arrivo per le 16 a Grasse forse me la cavo. Rapido sguardo da un punto panoramico, profumo di mimosa e via, di nuovo verso il mare.



L’opuscolo in PDF salvato nel telefonino resta, appunto, nel telefonino: l’avevo letto prima di partire ma non lo consulterò più; sono recidivo, non è la prima volta che devo ridimensionare le aspettative istillate dai depliant turistici. Ripassando da Le Lavandou vedo una bella fontana dove l’acqua zampilla da tre code di balena: la zona è infatti un santuario dei cetacei e si possono ammirare balene e delfini.

Seconda tappa della Route, Rayol-Canadel-sur-Mer: col senno del poi avrei dovuto passare, anziché dalla D559, dalla strada che si inerpica sul Col de Canadel per godere del panorama… ma il clima aiuta poco e tiro dritto fino a La-Croix-Valmer dove devio per andare verso Ramatuelle, censito tra i borghi più belli di Francia (se fossimo in estate): gli dedico due passi a piedi ma esso non offre molto. Proseguo e desisto dal dirigermi verso il faro di Cap Camarat (ci sono già stato diversi anni fa, col sole), puntando invece direttamente su Saint-Tropez che d’inverno sembra Imperia, solo che ci sono gli yacht invece che i pescherecci. Lo ammetto, il clima mi sta ri-deprimendo… percorro tutto il golfo di Saint-Tropez, passo accanto a Port-Grimaud (dovrò andare a cercare le diapositive di vent’anni fa), supero Sainte-Maxime (terza tappa della Route) e comincio a pensare “stasera non voglio dormire in Francia”, il che per me è strano: non ho lo stesso spirito che mi ha animato nei viaggi compiuti in ottobre, novembre, dicembre e perfino gennaio. Noto che questa costa, rispetto a tanti anni fa, si è antropizzata ancor di più, anche troppo.

Tutto cambia superata la quarta tappa, Saint-Raphael, perché da qui a Mandelieu-la-Napoule (quinta tappa) c’è una delle strade più belle che io abbia mai percorso, la Corniche de l’Esterel, realizzata tra il 1901 e il 1903 grazie all’iniziativa del Touring Club de France con il concorso della Compagnia ferroviaria Paris-Lyon-Mediterranée e sotto l’egida della Presidenza della Repubblica. Sono quarantacinque chilometri con, da una parte, il massiccio montuoso dell’Esterel costituito da rossi basalti (che al sole sembrano fiammeggiare, da cui anche il nome di Corniche d’Or) e dall’altra il mare che si infila in profonde calanques. A parte i due centri balneari di Agay e Antheor la zona è completamente disabitata, la strada non ha traffico (in questa stagione…) è tutta curve e talvolta affianca, talvolta scavalca la ferrovia, permettendo di fermarsi in alcuni punti panoramici tra cui le Calanques du Petit Canereit e il Cap Roux dove ci sono resti di fortificazioni militari. Ecco, non me ne frega più niente che il cielo sia incerto: non piove più e questo paesaggio è stupendo… e poi sono oltre la metà strada, 85 km in poco meno di quattro ore, superando la mia “velocità media fotografica” di 20 km/h.



Dopo Mandelieu l’itinerario piega verso l’interno e… Oh finalmente! LA MIMOSA! Ebbene sì, sulla strada per Tanneron e poi per Pègomas di mimosa spontanea ce n’è tantissima e ciò, oltre che l’Esterel, ha valso sinora il viaggio pur con tutti i precedenti patemi. Anche qui i paesi appaiono un po’ sottotono e forse andrebbero scoperti uno per uno, diciamo che questo può essere considerato un viaggio esplorativo: stavolta ho dato maggiore importanza alla strada che non alle tappe, mi andava così. Comunque riesco a scattare l’emblematica foto accanto alla pietra miliare di Tanneron e riprendo anche quella di Pègomas: speravo che ci fosse una pietra miliare a ogni paese della Route e invece, solo queste due.





Da qui a Grasse, capitale mondiale della profumeria, di mimosa non ce n’è più così tanta e anzi si torna in zone densamente popolate. Sono le 15.30 e ho ancora tre ore di luce, decido di ripassare da Nizza, sulla Promenade des Anglais, e poi di infilare a Grande Corniche fino a Menton: una specie di “operazione nostalgia”. Incredibile, sulla Promenade c’è pochissimo traffico: in estate è un fiume lento e rovente di lamiere. Anche la Grande Corniche è deserta e me la godo, panorami sul Cap-Ferrat e su Monte-Carlo compresi. Rientro in Italia, attraverso Ventimiglia, Bordighera e mi fermo a Ospedaletti, all’hotel dove ho passato tante estati e anche inverni con i nonni quando ero piccolo (e meno piccolo). I miei nonni lo frequentavano dalla fine degli anni ’40, io sono praticamente cresciuto coi figli dei proprietari di allora, Carlo e Andrea (Marco purtroppo non c’è più da anni) che ancora lo gestiscono. Perlomeno posso passare un po’ di tempo con loro a ricordare il passato senza limitarmi a “cena, due passi e nanna”… limitarsi poi: per cena Carlo mi consiglia non solo un ristorante, ma anche l’antipasto: il Brandacujun a cui seguirà un’ottima frittura, ma veramente ottima!

Edited by IL_Bianconiglio - 10/3/2022, 16:12
 
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view post Posted on 8/3/2022, 20:23
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Domenica 6 marzo: “belìn che bella l’Aurelia in inverno!”

Col ca… volo anzi no, belìn che rientro a Milano via autostrada, perlomeno non via A10 e A26. Il colle di Tenda è chiuso, potrei infilare l’entroterra a Taggia e valicare il colle San Bartolomeo oppure il col di Nava da Imperia ma Carlo mi mette in guardia sul ghiaccio possibile tra Garessio e Ceva… ma l’ispirazione viene dal meteo: è uscito il sole!!! E allora via, lungo la costa, ho voglia di mare! Ma prima…

Prima mi regalo dieci minuti per percorrere “il Circuito”.
Dal 1947 al 1972 Ospedaletti fu sede del Trofeo Motociclistico di Sanremo che veniva disputato sul tracciato cittadino costituito dal Corso Regina Margherita, quasi rettilineo e dalla larga ma tortuosa circonvallazione a monte, Corso Guglielmo Marconi. Dal 2008 si tiene ogni due anni (a parte gli ultimi, per ovvie ragioni) una rievocazione storica che richiama collezionisti, appassionati e anche ex-piloti di fama mondiale: ho avuto il piacere di farmi autografare un opuscolo dal mitico Ago… Bene, mi faccio un giro sul “Circuito” immaginando le balle di paglia a protezione degli ostacoli mentre i muretti e i cordoli sono ben delimitati dagli scacchi bianchi e neri, il pubblico esulta, ecco BianConiglio su K1100 LT “Carpe Diem” che, in equilibrio sulla ruota anteriore, supera contemporaneamente Agostini, Lucchinelli, Nuvolari, Ascari e perché no, fa a sportellate con Sete Gibernau urlandogli “qui si fa motociclismo, mica danza classica!” in un crescendo Rossi- (Valentino) -niano… deve essere l’effetto della sambuca di ieri sera, seguita da un Basanotto… beh dai, riprendiamo l’Aurelia.

La strada da Ospedaletti a Imperia la conosco quasi a memoria ma me la godo lo stesso: a parte l’attraversamento di Sanremo e del capoluogo c’è pochissimo traffico e si guida benissimo. La cosa è negativa per l’economia locale, però. Questa riviera ha un clima mitissimo e sarebbe molto frequentata in ogni stagione ma tra l’aumento della benzina (Milano-Ospedaletti a/r sono 600 km, considerate carburante e autostrada) e la chiusura del Tenda che ha ridotto i flussi turistici da Cuneo e Torino, il tutto preceduto da due anni di restrizioni sanitarie, mi dice Carlo che riescono a stare aperti per il rotto della cuffia.
La tratta da Imperia a Diano Marina è una piccola Corniche tutta curve, a picco sul mare e con un bel punto panoramico a Capo Berta con monumento alla Milano-Sanremo appena prima di Diano ma attenzione, lo si vede solo all’ultimo momento ed è già poco facile entrarci in direzione Diano, non provateci in direzione Imperia, è pericolosissimo. Ecco, peccato che il cane di Garibaldi non abbia fatto la pipì qui…, se fosse passato Napoleone invece avremmo un bello spiazzo dove fermarci in sicurezza.



In lontananza scorgo il borgo di Cervo: decisione presa, mi fermerò lì, saranno vent’anni che non ci vado, forse di più. Sarà il sole, sarà la grazia del borgo, ma altro che Bormes-les-Mimosas, altro che Ramatuelle… Cervo è viva pur nella stagione non ideale, molte botteghe sono aperte, i turisti girano con discrezione, dei giovani chiacchierano sul sagrato della bellissima chiesa di San Giovanni Battista, il museo etnografico è aperto… che dire? Mi fermo a pranzo: bruschetta e Bellini (poco alcoolico) al sole ligure e la sosta dura due ore, chiacchiere con l’oste comprese.



La strada resta divertente da Cervo a Albenga passando per Capo Mele e Capo Santa Croce, poi la piana di Albenga è un dazio noioso che va pagato ma ci si torna a divertire da Borgio a Vado Ligure passando per Capo Caprazoppa e il bellissimo Capo Noli con la Spiaggia dei Saraceni: ah se anche qui fossero passati Napoleone o Garibaldi con i loro cani… invece è difficile fermarsi a scattare foto, riesco solo perché il traffico è scarso: non provateci a Pasqua, figuriamoci in estate…



Sono quasi le 15.30, meglio pensare al rientro, ma ci stavo già pensando: la ex-SS661 “delle Langhe”, da Montezemolo fino ad Alba, poi da lì Asti - Alessandria - Tortona – Milano. Punto quindi verso l’interno felicitandomi (…) che l’assurdo doppio limite di 80 km/h per le auto e 60 km/h per le moto sia stato tolto dalla ex-SS29 “del Colle di Cadibona”: adesso tutti a 50, perlomeno da Altare in su.

Al Bar dei Quattro Venti mi aspettavo di trovare la solita ressa di moto, esso sta all’Appennino ligure come la Raticosa sta all’Appennino bolognese, ogni weekend un raduno spontaneo degli intutati di mezzo Piemonte, eppure oggi ci sono parcheggiate solo quattro moto… “A quest’ora comincia il freddo” mi dice il gestore mentre mi serve il caffè, tuttavia quando esco e mi sgranchisco le gambe arrivano alla spicciolata due gruppi di sei-sette moto l’uno, altri girelloni che fanno la sosta pipì (senza cane).

Da qui ad Alba sono una quarantina di chilometri e, lo ripeterò allo sfinimento, la ex-SS661 al tramonto è qualcosa di spettacolare, a maggior ragione quando non ci sono né automobili né gli spietati-del-ginocchio-a-terra: poco dopo la mia partenza ne arrivano quattro, li lascio passare e poi mi godo tutta la strada da solo. DA SOLO!

… e il weekend finisce così: neanche due ore di autostrada e sarò a casa dopo circa 1100 km.
Prossimo giro? Sicuramente “Gente di Bosco e di Riviera” ma se riesco anche qualcos’altro!

TUTTE LE FOTO QUI
 
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view post Posted on 8/3/2022, 20:48
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Oh bravo :ok:
 
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view post Posted on 8/3/2022, 21:38
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si legge e si lascia guardare molto volentieri :ok: bravo :clap: :clap: :compli:
 
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view post Posted on 8/3/2022, 23:06
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Bel giro IL_Bianconiglio ! Complimenti!
 
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view post Posted on 8/3/2022, 23:45
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L'ho gustato a pieno, primo perché è un bellissimo resoconto, secondo perché Nizza, Cagnes sur Mer e l'Esterel, poi fino a Saint-Tropez mi evocano ricordi molto belli, anni 60-90.
In particolare i bagni a Le Trayas con le pinne, fucile ed occhiali: mai infilzato nulla, purtroppo.
Complimenti al narratore.
 
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view post Posted on 9/3/2022, 07:44

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Bel viaggio, ottimo racconto.

Complimenti.

Luca
 
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view post Posted on 9/3/2022, 08:16
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Bellissimo report .. :clap:

che voglia di un bel giro da quelle parti .. :rolleyes:
 
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view post Posted on 9/3/2022, 11:17
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Come al solito, reportage insuperabile. Bravo Professò
 
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view post Posted on 9/3/2022, 13:04
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Gran bel report .
 
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view post Posted on 9/3/2022, 20:03
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Bellissimo...complimenti.
 
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view post Posted on 9/3/2022, 21:48
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Mototurista Pescatore

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Lettura piacevolissima, stile frizzante! Complimenti!!
 
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view post Posted on 14/3/2022, 18:04
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Bello :ok:
 
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