Ho un cognato parzialmente disabile. Cammina a fatica usando un deambulatore, e non può percorrere distanze elevate; dopo cento o duecento metri si deve fermare. Un tempo stava bene, poi è arrivata la sclerosi multipla e ora lotta con farmaci e fisioterapia per frenare l’avanzata della malattia.
Tempo fa mi sono lanciato con una idea un po’ strana, per una viaggiatore incallito motociclista come me: ho proposto a lui e signora (cioè la sorella di Elisabetta) di fare un viaggio assieme, in macchina logicamente. Idea molto apprezzata. Così il 5 aprile sera siamo partiti col traghetto da Genova diretto a Palermo, con l’idea di risalire la penisola facendo tappa qua e là, senza programmare tanto.
L’unica programmazione che si possa definire tale è stata: “visitiamo Palermo e Napoli”. E così è stato. In mezzo a questi due capisaldi ci siamo fermati a dormire una notte a Vibo Valentia e una a Potenza. E come ultima tappa, dopo essere partiti da Napoli, Orvieto.
Avendo io ed Elisabetta molto viaggiato negli anni (tanti!) su e giù per l’Italia (e non solo, vabbè, ma è un’altra storia), ho proposto ai nostri compagni di viaggio, alquanto inesperti, tutta una serie di destinazioni possibili. Alla fine, come logico dato il tempo limitato, qualcosa abbiamo fatto; altro no.
Si può immaginare l’entusiasmo con cui ho caldeggiato mete come Matera, Campo Imperatore, Viterbo, la costiera da Maratea a Sapri, la più famosa costiera Amalfitana, la Val d’Orcia, e tante altre.
Arrivati a Palermo nel tardo pomeriggio non possiamo far altro che fiondarci nell'albergo prenotato da tempo e cenare lì. Al mattino andiamo a Monreale, dove vediamo cattedrale e chiostro. Segue un giro in città a bordo di Ape-taxi, soluzione molto efficace per girare per i vicoli della parte vecchia. Spendiamo il resto della giornata per andare sulla rupe di Santa Rosalia che sovrasta la città. Il modo di guidare dei Palermitani colpisce i miei compagni di viaggio, ma non il sottoscritto, perché me lo ricordavo bene. La giornata è abbastanza soleggiata, ma tira un vento notevole e fa un freddo cane, per essere Aprile. A Palermo. Ceniamo in una trattoria molto ben referenziata da un altro parente, ma la delusione dei miei compagni di viaggio, Elisabetta compresa, è fortissima. Si, non era eccezionale, ma non mi era sembrato così cattivo, boh. A differenza loro, sono un tipo molto adattivo, questo è da sottolineare. Lo vedremo anche in seguito.
Sopra: Monreale. Sotto: panorama da Santa Rosalia
Finalmente ci muoviamo da Palermo e iniziamo a macinare un po’ di strada. Cefalù è piaciuta moltissimo a nostri ‘ospiti’. Rimango stupito da mio cognato che vuole informarsi sui prezzi degli immobili. Mi chiedo come pensa di utilizzare una casa a Cefalù. Scoprirò in seguito che questo tipo di idee gli passano per la testa con facilità quando vede un posto che gli piace, ma con altrettanta facilità svaniscono. Ha viaggiato poco, è evidente. Passiamo lo Stretto di Messina in un lampo e muoviamo verso Nord. Prima lentamente, sulla costa (Scilla, Bagnara) poi più velocemente sulla A2. Cerchiamo una sistemazione a Nord di Tropea (Pizzo e su di lì) ma poi pieghiamo su Vibo Valentia. Sia per l’hotel che per il ristorante, troviamo quel che cerchiamo passandoci casualmente davanti; cioè senza cercare con il cellulare. In entrambi i casi siamo fortunati, particolarmente per il ristorante.
Cefalù
Ripartiamo, e sono deciso a mostrare ai miei compagni di viaggio la stupenda costiera da Maratea a Sapri. Dopo un lungo trasferimento in strada normale, con fermata intermedia a Diamante, pranziamo a Maratea. E qui doppia doccia fredda: c’è tempo brutto; non piove ma è molto nuvoloso e fa alquanto freddo. E la strada costiera è interrotta. L’idea era di fermarsi in tutte le piazzole appositamente create per l’osservazione e ammirare sotto lo splendido sole del Sud d’Italia. Pazienza, ci si deve accontentare. Prossima meraviglia da mostrare è Matera; per cui risaliamo in macchina, anche se è un po’ tardi. Ci fermiamo infatti un poco prima, a Potenza, scoprendo una città più carina di quello che ricordavo. Lo struscio serale è affollatissimo, specialmente da giovani e giovanissimi.
Scorcio della Maratea-Sapri, interrotta
E arriva finalmente il giorno di Matera. Ci arriviamo in relativamente poco tempo e stavolta la meraviglia dei miei cognati è notevole. Io stesso ricordavo una città molto bella, ma dopo così tanto tempo che non la vedevo ho provato anche io una bella emozione. Visitiamo dapprima il Sasso Barisano, utilizzando per mio cognato la carrozzella a motore che ci siamo portati dietro. Pranziamo e risaliamo in macchina. Apro una parentesi: abbiamo con noi il contrassegno per i disabili che permette di parcheggiare negli appositi spazi e di entrare nei centri storici, pur adempiendo ad alcuni obblighi burocratici. Abbiamo visitato Matera approfittando di questa opzione. Come dicevo risaliamo in macchina e ci spostiamo verso il Sasso Caveoso, l’altro Sasso di Matera. Guido volutamente a passo d’uomo per permettere ai miei passeggeri di ammirare intorno, ma che fa mio cognato? Invece di guardare da quella posizione privilegiata si attacca al telefono per gioire della sconfitta del Genoa con un suo amico, sampdoriano come lui. Che delusione.
Matera, alcuni scorci
Alla fine ripartiamo in direzione Napoli. Per non dover cercare affannosamente mentre siamo là, Elisabetta prenota un hotel mentre siamo per strada. Arriviamo nella metropoli e dopo qualche sofferenza troviamo l’hotel prenotato. Che però non è un hotel, sembra un vetusto b&b e presenta barriere architettoniche, che stando al sito non dovevano esserci. Non va bene. Cerchiamo di corsa, e troviamo un altro hotel, spendendo ben di più. Pazienza. Brutta esperienza, perché quel simpaticone del primo albergatore ci prende ugualmente i soldi di tutta la prenotazione, due camere per due notti. Non c’entra la cattiva fama di Napoli e dei Napoletani per queste cose, perché è una regola da seguire sempre: prenotando on-line mai dare il numero della carta di credito se non si conosce la struttura.
Napoli ci consola con una visita gratificante. Ci facciamo portare in giro da un tassista, perché è il modo migliore per visitare una città così grande, e perché il conducente sa infilarsi dove il sottoscritto non oserebbe mai, pur avendo il permesso: in certi vicoli stretti, se non si conosce il posto, c’è il rischio di restare incastrati, come ci è quasi successo a Palermo. Finito il giro siamo poi andati con la nostra macchina a Posillipo, arrivando… frullati. C’è una strada di diversi chilometri tutta pavimentata con cubetti di porfido, ma disastrata da buche, avvallamenti e da ogni tipo di irregolarità. Ci siamo consolati con la cucina del Sud, che non tradisce mai.
Penultimo giorno, ripartiamo diretti verso Nord. Becchiamo una coda per incidente appena fuori Napoli, poi usciamo a Frosinone per pranzare, infine sbaglio strada e finisco nel Grande Raccordo Anulare invece di percorrere la bretella che lo taglia fuori. Nonostante questo arriviamo a Orvieto in tempo per cercare alloggio. Città molto bella, dal Duomo spettacolare ai alcuni palazzi che ornano le piazze. Un’altra cena sontuosa: anche al Centro Italia la tradizione culinaria ci da’ grandi soddisfazioni.
Orvieto
E inizia l’ultimo giorno. Non posso non passare dalla Val d’Orcia; è la cartolina della Toscana, una bellezza assoluta. Ma anche qui piccola delusione: prima di muoverci da Orvieto ho decantato la bellezza del posto che stavamo per raggiungere, ma mentre salivamo verso Pienza, tra dolci ondulazioni verdi e filari di cipressi, i miei cognati … dormivano.
Ciaoooo